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Il 21 Giugno è da sempre conosciuto come Solstizio d’Estate: la parola “Solstizio” deriva dal latino “solstat”, ovvero “il sole si ferma”. Pare infatti che il sole indugi in questa posizione prima di riprendere il suo cammino. Il Solstizio rappresenta l’apice della luce sulla Madre Terra, un passaggio carico di energie che porta dal predominio Lunare a quello Solare, che un tempo veniva celebrato con la festa del raccolto. Nell’antica Grecia i due Solstizi venivano chiamati “Porte”: “Porta degli Uomini” il Solstizio D’Estate e “Porta” degli Dei” il Solstizio Invernale. Questi due importanti momenti dell’anno sono, dunque, un confine tra il mondo spazio-tempo tipico degli uomini e l’atemporalità degli Dei. Nella tradizione romana, il custode delle porte solstiziali era il Dio Giano Bifronte (mentre oggi, al suo posto, San Giovanni): Giano veniva celebrato ai due Solstizi ed era rappresentato con due volti – uno barbuto e l’altro giovanile o femminile – a seconda delle interpretazioni che gli venivano attribuite. Giano era l’iniziatore, colui  che ruotando sulla sulla sua terza faccia invisibile (l’asse del mondo) conduceva alle due porte Solstiziali, quindi il suo compito era quello di accompagnare il passaggio da uno stato all’altro. Il Solstizio d’Estate – o Porta degli Uomini – è un tempo di passaggio, il quale si colloca come un confine che separa la crescita dal declino… “mid-summer” viene chiamato nei paesi anglosassoni e Shakespeare nel suo “sogno di una notte di mezza estate” ne ha raffigurato l’aspetto magico in cui sogno e realtà si fondono.

Summer Solstice

La notte di Litha (dal nome della Dea sassone del grano affine a Demetra e Cerere) era il momento nel quale i Druidi raccoglievano e univano le loro piante magiche, per poi seccarle e utilizzarle durante l’inverno. Da noi questa festa corrisponde alla notte si San Giovanni, in cui tradizionalmente si raccolgono l’Iperico (erba di San Giovanni), il Vischio, il Sambuco, la Verbena e l’Artemisia e si accendono i falò per celebrare il sole estivo. Questo è un momento della prosperità e del raccolto di ciò che abbiamo seminato nei mesi precedenti, sia che si tratti di benessere materiale o spirituale.  Un tempo adatto per portare a compimento quello che stiamo realizzando, ma anche per gioire, ballare, cantare e divertirsi. Litha è la celebrazione della sacra fiamma della vita e del Dio Sole, anche attraverso la danza che è uno dei modi più antichi di festeggiare e compiere rituali nel mondo. Un rito sacro nel quale chi danza si connette con gli spiriti per ottenere una conoscenza superiore e onorare la memoria degli antichi attraverso un viaggio mistico della propria anima nel viaggio della vita.

Celebrare Litha  

Per celebrare Litha si possono raccogliere le erbe del Solstizio e conservarle come dei portafortuna. La pianta sacra del Solstizio era l’iperico, il quale era raccolto a mezzogiorno e si pensava guarisse diverse malattie, mentre le radici raccolte a mezzanotte tenevano lontani gli spiriti maligni. Per festeggiare questo evento si possono fare cose molto semplici come, ad esempio, alzarsi all’alba e osservare il sole che sorge, meditando sulle sue qualità e sul suo destino: la massima forza coincide con l’inizio del suo declino. Ancora ci si può bagnare con la rugiada solstiziale, oppure accendere un piccolo falò la vigilia, organizzando una festa con gli amici: è possibile, inoltre, celebrare ritualmente questo momento con una veglia che inizi a mezzanotte… in fondo è quella più breve dell’anno! All’aperto si può accendere un piccolo fuoco (oppure delle candele rosse o dorate) meditando sul significato profondo di questa festa. Si può ballare sotto le stelle, cantare, recitare poesie, fare offerte di vino e dolci… l’importante è aprire il cuore alla gioia e all’amore, colmi di gratitudine per tutto quello che abbiamo ricevuto… un modo per celebrare l’esistenza in tutte le sue forme.

Alice★